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 Anche questa domenica contiene una “epifania”, una manifestazione: Gesù viene indicato da Giovanni Battista come colui che è il Salvatore, l’ “Agnello di Dio”.

E’ questa un’immagine cara alla Scrittura: con il Sangue dell’Agnello, al tempo dell’Esodo, le case di Israele erano state protette dal furore dell’angelo della morte; l’agnello consumato nella cena pasquale ricordava e rendeva attuale l’opera di Dio in favore del suo popolo; nel libro dell’Apocalisse troviamo infine l’Agnello Morto e Risorto - Gesù Cristo Risorto - che, solo, ha la possibilità di sciogliere i sigilli del libro della Vita e così rivelare il senso della Storia. Oggi, come dicevamo, Giovanni Battista indica Gesù come “Agnello di Dio” inviato dal Padre, che, sostenuto dello Spirito Santo, porta a compimento, con la sua Morte e Risurrezione, la Salvezza annunciata nel Primo Testamento.

Tale annuncio ci provoca - grandi o piccoli - a ripensare il nostro cammino di fede. Guardare a Gesù riconosciuto come “Agnello di Dio” vuol dire in primo luogo riconoscere che la fede è in primo luogo dono di Vita: offerta gratuita del Figlio di Dio che ci riscatta da ogni forma di morte e di paura.

Nel contempo è un dono che richiede accoglienza e capacità di renderlo fruttuoso.
Nasce da qui la vita cristiana, riconosciuta come la “strada” che ci permette di incontrare il Salvatore nel percorso, spesso tortuoso, della nostra esistenza.

Sta a noi accogliere l’Agnello di Dio, Gesù offerto per noi: i Sacramenti permettono di sperimentare questo incontro. Non sono semplici gesti, ma azioni salvifiche nelle quali incontriamo Gesù che dona Vita nuova al nostro esistere.

Adoperiamoci allora a vivere responsabilmente questi doni; lasciamoci rinvigorire dal sangue dell’ Agnello partecipando all’Eucaristia, vertice e culmine di Salvezza. 

Noi, che a volte siamo fiacchi e sfiduciati, ricerchiamo la bellezza di un Incontro che è Sorgente di Vita.

 

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Si celebra in questa Domenica la 56 Giornata Mondiale della Pace. Presentiamo alcuni stralci del Messaggio di Papa Francesco, ricordando che si può trovare, completo, al seguente link   

https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/

Il Covid-19 ci ha fatto piombare nel cuore della notte, mettendo a soqquadro i nostri piani e le nostre abitudini, ribaltando l’apparente tranquillità anche delle società più privilegiate, generando disorientamento e sofferenza, causando la morte di tanti fratelli e sorelle.


La più grande lezione che il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo.

Nel momento in cui abbiamo osato sperare che il peggio della notte fosse stato superato, abbiamo assistito all’insorgere di un altro flagello: un’ulteriore guerra, in parte paragonabile al Covid-19, ma tuttavia guidata da scelte umane colpevoli. La guerra in Ucraina miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti.
         Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto e permettere che Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale.

Le tante crisi morali, sociali, politiche ed economiche che stiamo vivendo sono tutte interconnesse, e quelli che guardiamo come singoli problemi sono in realtà uno la causa o la conseguenza dell’altro. Siamo chiamati a far fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione. Dobbiamo rivisitare il tema della garanzia della salute pubblica per tutti; promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà; prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune e attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico; combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti….         

 

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Siamo di nuovo davanti al Mistero del Natale, quest’anno, forse, un po’ più “normale” degli ultimi due anni. Non possiamo dunque lasciarci sfuggire l’opportunità di cogliere il senso profondo di quanto stiamo per celebrare e magari riprendere le fila di quanto abbiamo lasciato cadere in questi ultimi due anni.
Ci aiuta in questo Giuseppe, lo sposo di Maria, custode legale di Gesù. Il vangelo ce ne narra la vicenda e tutti conosciamo il suo turbamento, il suo sogno e il dialogo conseguente con l’Angelo. “Non temere, Giuseppe di prendere oon te Maria tua sposa. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

Di conseguenza Giuseppe prese con sé la sua sposa e così, con il so atteggiamento, ci insegna come accogliere il Signore Gesù. Giuseppe è l’uomo di fede che non fugge la realtà, ma la assume e la rende significativa attraverso la fede, riconosce in tutto ciò che sperimenta un evento di salvezza. Anche nei momenti più difficili.
Come afferma L. Manicardi  “Giuseppe, che non si arrende ai dati del reale è il vero realista, colui che accoglie la realtà facendovi abitare la potenza del desiderio, del sogno. Perché solo così la vita diviene vivibile e l’amore si mostra vittorioso.“

Anche noi a volte non riusciamo a trovare il bandolo della matassa della nostra vita a volte arruffata e anche spezzata o frantumata. L’atteggiamento più spontaneo è quello di indispettirci od anche di accusare gli altri come causa dei nostri mali. Lo sposo di Maria ci insegna a riflettere, a vedere le situazioni dal loro lato migliore, a domandarci in che modo Dio può manifestare la sua presenza anche quando ci sembra lontana e impossibile.

Ogni giorno è un “oggi” di salvezza; è il luogo dove il Signore agisce e vuole di comunicare con noi anche in modo inedito. Necessario è sapersene accorgere. Ricordiamolo sempre.
Ci aiuti dunque, Giuseppe, a riconoscere il Signore che passa nella nostra esistenza  e che si manifesta nei giorni della nostra vita, tante volte difficile e problematica. Il suo sogno ci contagi e ci illumini per riconoscere l’Infinito.          dab

 

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Proponiamo le iniziative che la Commissione della Pastorale Giovanile Diocesana offre agli adolescenti e ai giovani per un percorso di avvicinamento alla Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà nel mese di agosto prossimo.

Ricordiamo che nella nostra Comunità  agli adolescenti e ai giovani viene proposto un duplice itinerario di formazione che può essere convergente:

1. Sono invitati il primo venerdì di ogni mese alle ore 21,00 negli ambienti parrocchiali per acquisire competenze in vista di una settimana di grest estivo offerto ai ragazzi delle elementari e medie

2. sono invitati il terzo venerdì del mese nei locali parrocchiali di Lunata per un incontro di riflessione e preghiera e prepararsi a partecipare alla GMG

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Di nuovo, anche quest’anno, Giovanni Battista ci viene incontro in questo Tempo di Grazia in cui ci è donata la capacità di accogliere il Signore Gesù. Parla a noi per scuoterci dal sonno che a volte ci opprime, per farci uscire dalla superficialità che ci attanaglia. Chiede di preparare la “via del Signore” non in maniera generica ma visibilmente, con il nostro darci da fare. Per concretizzare questa esortazione ci ricordiamo delle parole del Vescovo Paolo che, nella sua Lettera dell’Avvento, invita ad essere ARTIGIANI DI DIALOGO E DI FRATELLANZA
        

Ecco le sue parole: ARTIGIANI DI DIALOGO “Cercare di capirsi con chi la pensa diversamente consente di superare le divergenze e di attivare percorsi comuni. Viviamo in una società che spesso esaspera i contrasti mediante la violenza verbale dei social media; anche nelle piccole comunità familiari, paesane, condominiali, parrocchiali, aziendali... fatichiamo a trovare punti di contatto e obiettivi comuni. Siamo abituati a considerare ciò che ci divide più importante delle molte cose che ci uniscono, a partire dal fatto di abitare uno spazio comune. In questo tempo di Avvento esercitiamoci nell’arte del dialogo, per costruire – o ricostruire – relazioni positive con le persone che abbiamo accanto, anche con quelle che la pensano diversamente da noi, nella convinzione che anche il loro punto di vista debba essere considerato, per giungere a una soluzione condivisa dei problemi.
        

ARTIGIANI DI FRATELLANZA. Uno sguardo di pace sa cogliere innanzitutto la reciproca appartenenza: siamo, infatti, tutti collegati, come accade per i membri di una medesima famiglia. Gli altri ci sono necessari, poiché dipendiamo da loro e perché essere felici da soli non dà vera gioia, bensì porta con sé l’angoscia di difendere la propria situazione di privilegio, magari dietro porte e finestre blindate. “Non è un peso, è mio fratello!” rispondeva nel 1945 un ragazzino giapponese a chi lo esortava a deporre il corpo del fratellino, morto durante un bombardamento e in attesa di venire cremato. In Avvento proviamo a guardare sempre le persone non come avversari o fardelli, ma come membri di una stessa famiglia”.                         

 + Paolo Arcivescovo

Casa parrocchiale

Piazza don Carlo Matteoni, 9
Segreteria: da lunedì a giovedì
dalle ore 16,00 alle ore 19,00

tel. 0583 414082

 

Contatti

Don Agostino te. 353 4594727

Don Luigi tel. 345 3095444

Don Samuele tel. 333 3885531

Suore San Giuseppe te. 351 9283022

 

S.Messe festive

Sabato e vigilia delle feste:
ore 17,00 chiesa San Pancrazio

ore 18,00 chiesa d Marlia

Domenica   

ore 10,30 chiesa di Marlia
ore 11,00 chiesa di Matraia

 

 

S.Messe feriali

Cappella S. Emilia   
ore 08,15: Lodi    ore 08,30: S. Messa   
(no mercoledì e sabato)
 
Confessioni:     sabato ore 17,30

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